il chicco di melograna - Raffaella Vaccari

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opere
performance di Raffaella Vaccari con Dorina Ceccaroni
presentata alla vernice della mostra "e al di là il cielo" di Cesena 
galleria ex Pescheria Marzo 2015



Potersi esprimere in parole rapide,
come alate, che non reclamano
alcuna interpretazione, non è un dono inestimabile?

(H. Keller, The story of my life, 1902)



Cancelliamo i confini delle parole per ritrovare così una lingua sacra e materna a metà strada fra l’esperienza e il linguaggio con cui potere nominare le cose prima che si imprigionino in categorizzazioni logiche.
Parole nude ancora imbevute di terra, di corpo, di madre, di preludio, di fragilità.

Questa è un’epoca di troppe voci, di troppi rumori, di eccesso di cose inutili: torniamo all’essenza delle cose e proviamo a guardare il mondo con occhi diversi.
Pensiamo alla terra come a un solo corpo che risuona di milioni di voci, ognuna delle quali è la voce della Dea.
Queste parole ci accompagnano con passo leggero parlandoci una lingua antica, armoniosa e liquida. Una lingua sacra che tutti possiamo capire probabilmente perché fa parte di noi: un legame in cui è ammesso toccare ed essere toccati, mangiare ed essere mangiati, usare ed essere usati, affrontare ed essere affrontati, senza confusione, senza distacco.
Qui non si distingue ancora tra la parola e la cosa, tra il corpo e il linguaggio.
Raccogliamo la parola dalla sorgente degli inizi. Usciamo dalla gabbia del pensiero codificato e stereotipato.
Queste parole arrivano da un luogo non luogo e da un tempo non tempo in cui la parola aiuta a sentire che non si è a terra da soli.

 

La performance iniziava al suono della campana tibetana. Subito dopo leggevo un testo da me scritto. Infine Dorina Ceccaroni invitava i presenti a prendere una parola da loro scritta alla vernice ed a leggerla a voce alta. 
Raffaella Vaccari
marzo 2015


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