Sala degli Archi, Rimini 27 settembre 2009, ore 18,00
“Siamo pervase dalla nostalgia per l’antica natura selvaggia. (..) Ma l’ombra della Donna Selvaggia ancora si appiatta dietro di noi, nei nostri giorni, nelle nostre notti. Ovunque e sempre, l’ombra che ci trotterella dietro va indubbiamente a quattro zampe.
Clarissa Pinkola Estés
da “donne che corrono coi lupi”.
In Alto Adige si celebra un rito molto antico in primavera per scacciare l’inverno e per auspicare fertilità all’anno iniziato. Questa performance parte rievocando questo antico rito.
Vi sono quattro donne sedute per terra una di fronte all’altra ai lati di una struttura disegnata con un gesso che ricorda “die Hexe” la strega, una antica costruzione formata da lunghe pertiche fasciate di paglia con in cima una croce, un rombo, un cerchio e ramoscelli di ginepro. Ogni persona ha di fronte a lei un disco tondo di betulla. La persona che parla in italiano inizia: prende in mano il disco tondo di betulla e dice:
“questo disco è dedicato a te. Il disco che ho in mano ora lo tiro lontano e se alla Dea piace, ci saranno buoni frutti ed armonia. Venere nella borsa, Nettuno nella botticella, Giove nella dispensa, Saturno che illumini il cammino, Eris nella buona terra, Luna accanto a te. Guarda come lontano questo disco atterra” dopo lancia il disco all’interno della scena. A questo punto la persona alla sua destra fa la stessa cosa dicendo la frase nella sua lingua madre e così via.
Con una pezza si inizia a cancellare il disegno fatto a terra con il gesso ed alla fine un uomo in sala dice: “All’inverno è stato dato l’addio e la primavera è stata richiamata. I dischi infuocati hanno tracciato nel cielo scie luminose, la Luna è invitata ad alzarsi!”
Il risveglio della primavera con il lancio a notte fonda di dischi infuocati è un rito arcaico risalente ai tempi pagani. Volando nella notte il disco incandescente rilascia dietro di sè una scia luminosa simile a quella delle stelle cadenti. Più è lungo il lancio e più è fortunata la persona a cui è stato dedicato. In questo caso non viene dedicato ad una persona in particolare ma a tutti indistintamente, esprimendolo nelle diverse lingue.
Il lancio dei nostri dischi all’interno della scena vuole esortare a diverse concezioni di pensiero, non meramente nuove, in quanto queste ci riportano alle più antiche radici della nostra umanità: al tempo pre-cristiano, in cui esisteva un’umanità capace di vivere senza produrre armi letali o costruire dissennatamente fortificazioni nei luoghi inaccessibili, ma costruiva magnifici templi, comode abitazioni, ceramiche e sculture meravigliose come ci spiega l’archeologa Maria Gimbutas nel suo libro “il linguaggio della Dea”. Il cancellare il disegno a terra è il cancellare i confini alle parole che vincolano la comprensione per tornare ad un lingua condivisa, una lingua materna.